Il primo impegno casalingo per i Celtics Dolomiti era ricco di spunti ed aspetti particolari. Dal fatto di affrontare una grande storica del Football americano in Italia, al ritorno di una formazione della provincia di Belluno in un torneo ufficiale Fidaf dopo più di vent’anni (allora era ancora Fiaf ed erano i Rangers Rasai ad essere impegnati nell’allora campionato a otto giocatori), sino all’assenza di Vittorio Munerol da campo o sideline per problemi di salute dell’ultima ora, cosa mai accaduta per oltre quattro lustri. Dal punto di vista tecnico, pur consapevoli dei problemi legati alla carenza di organico in alcuni ruoli chiave, il match era molto importante, per capire esattamente quali fossero le possibilità della squadra verdeargento. Il lusinghiero esordio, pur se concluso con la sconfitta di tre punti in casa degli Hurricanes Vicenza, aveva fatto ben sperare. Ma era determinate vedere il comportamento alla seconda partita, quando l’effetto sorpresa si può sicuramente dire esaurito, di conseguenza, tutto ciò che si sarebbe riusciti a realizzare era solo ed esclusivamente farina del sacco di atleti e coaching staff. Complessivamente, entrambe le formazioni hanno mostrato grandi doti difensive, in attacco i padroni di casa si sono mostrati discontinui, ma capaci di mordere con folate improvvise. I Redskins hanno sicuramente pagato i problemi al qb titolare alla fine di secondo quarto, colpito duramente in azione di gioco. Nel primo quarto, per otto minuti circa, i Celtics hanno viaggiato a velocità altissime. Partenza dell’offense molto buona, ma palla immediatamente persa per cattivo trattamento. Offense veronese in campo ed intercetto della safety di casa riportata direttamente in td (realizzato). Un colpo duro, replicato dal td dell’offense, pochi minuti dopo (questa volta non trasformato) e dalla salita in cattedra dal running back Jimenez, poi autore di spunti micidiali in accelerazione.
I Redskins hanno dato una buona dimostrazione di solidità psicologica, evitando di subire a livello psicologico l’ uno-due appena incassato ed iniziando a macinare gioco. Da subito, è emersa una costante. Per carenze di effettivi, i padroni di casa hanno subìto in maniera notevole la pressione della linea difensiva scaligera, in particolare con il defensive end n.90, assoluto protagonista della partita. Il football si gioca di squadra, è ovvio. Ma il contributo da lui dato è stato assolutamente rimarchevole sino alla fine della gara. Pressione, placcaggi, errori provocati, azioni affrettate, spazi creati per i compagni di reparto ed attacco fatto ripartire in posizioni più che favorevoli. Abbastanza per assegnargli il titolo di MVP tra i Redskins. Che, come detto, si son trovati ad attaccare in posizione più che favorevole ripetutamente, grazie al gran lavoro difensivo. Due td non trasformati e si è giunti al riposo di metà partita con i Celtics avanti di un solo punto. Proprio in chiusura, comunque, quella che probabilmente è stata la giocata che ha segnato le sorti della partita. Il defensive tackle n.77 di casa, Francesco Giuliano, è riuscito a penetrare e colpire con durezza il regista titolare. Da questo punto in poi, per gli ospiti è diventato tutto ancora più difficile. Terzo quarto e ancora difesa veronese pronta al colpo d’ala. Safety messo a segno sul qb verdeargento, sorpasso di un punto. Ma, da questo punto in poi, la bilancia ha iniziato a pendere decisamente dalla parte dolomitica. Alcuni adeguamenti tattici (l’utilizzo di Giuliano anche come guardia, il passaggio alla difesa con linea a tre dopo essere partiti con due soli tackles, il ritorno del qb Curto al suo naturale ruolo di ricevitore, sostituito in cabina di regia dalla safety Bruno Boscia, un maggior uso degli incroci in linea d’attacco) e, con costanza i bellunesi si sono sganciati. Td dell’offense, trasformazione mancata da due punti, difesa asfissiante con l’ex Rhinos De Mio finalmente libero di sfruttare la propria velocità ed andare a sackare il qb ospite.
Un primo safety per lo snap troppo lungo del centro, troppo sotto pressione e terminato dopo un rimbalzo in end zone direttamente out. Una serie di occasioni per i Celtics, vanificate da falli dettati da molta inesperienza e dalla carenza di ossigeno, e il nuovo safety di capitan Romanel, pronto ad approfittare con un blitz velenoso degli spazi apertisi nella linea d’attacco ospite. Il punteggio non si è più schiodato dal 23-14 sino al fischio finale. Molta, ovviamente, la soddisfazione in casa Celtics. Dopo vent’anni (con lunghe pause di inattività) è arrivata una nuova vittoria in un campionato ufficiale Fidaf. Sono emersi diversi punti su cui lavorare per progredire ulteriormente, anche se, più che miglioramenti individuali, occorrerebbe irrobustire il roster nei ruoli pesanti.Ma quello è un problema oramai endemico del football americano bellunese. Comunque vada il prosieguo del torneo, aver dimostrato in questi due turni di poter costruire una squadra competitiva e giocare un buon football anche in aree periferiche della penisola crediamo sia il punto più importante. Senza voler sembrare immodesti, un piccolo esempio per tutti coloro i quali, in zone lontane dai centri tradizionali della palla ovale U.S.A., sognano di potersi cimentare finalmente con casco e paraspalle a livello agonistico. Come ci sono riusciti i Celtics, chiunque può tentare e riuscire.
Ufficio Stampa Celtics Dolomiti