Warriors: U16 e U19 promosse ai playoff. Coach Longhi: «Il lavoro fatto bene premia sempre»

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E’ finita la regular season dei due settori giovanili di riferimento del movimento nazionale di football. Al torneo under 19 hanno partecipato 22 società; al via di quello under 16 erano 15 i team coinvolti. Trentasette formazioni da Bolzano a Bari si sono date battaglia per arrivare nelle prime posizioni dei propri gironi ed accedere ai playoff, vero obiettivo di moltissimi dirigenti. Del nucleo iniziale delle 37 squadre, soltanto 16 sono passate alle fasi finali, 10 delle quali tra i più gradi e 6 nei più piccoli.

Tutte le società hanno dato il meglio, esprimendo un buon livello di gioco confermato anche dagli addetti ai lavori che hanno assistito ad una crescita tecnica mai segnalata precedentemente.

Le 16 posizioni d’elite sono rappresentate da ben 15 differenti società, a dimostrazione non solo dell’aumento quantitativo del gioco, ma soprattutto come elemento di grande distribuzione qualitativa tra le varie regioni coinvolte.

Una sola società in Italia è riuscita a passare il turno con entrambe le formazioni: i Warriors Bologna.

Chiediamone spiegazioni al Quality Coach del movimento guerriero Giorgio Longhi.

«E’ certamente un bel risultato che premia l’impegno di molti. Primi i giocatori, ma anche gli allenatori e lo staff in generale hanno lavorato molto bene. Perchè è successo? Molto semplice, il lavoro, quello fatto bene, premia sempre. Il programma delle due formazioni coinvolte passava dalla creazione di un sistema di allenamento che vedesse congiunta la prima parte di tutte le sedute nelle quali ogni atleta ripassava i fondamentali assieme agli altri. Gli stessi coach hanno condiviso le medesime tecniche e lavorato con tutti i ragazzi sul terreno. In più, complice contestualmente in campo anche la presenza delle selezione under 13 in progettazione e dei tanti ragazzi dell Academy, la scuola guerriera, in tante serate erano 50/60 le persone coinvolte. Chi lo ha visto ne è rimasto colpito; un’organizzazione che, in qualche momento, sembrava veramente un camp di una high school americana. La società ha seminato bene e noi tecnici siamo riusciti a trasmettere l’entusiasmo necessario.»

Ed ora cosa accadrà?

«E’ chiaro che tutto sarà più difficile, è normale che sia. Si parla di Milano e Roma come di squadre fortissime tra i più grandi, così come di Torino e Varese tra i più piccoli. L’importante è che i Warriors ci siano ancora e partecipino attivamente fino a quando il campo non dovesse sancire che i giochi sono finiti. Comunque sia, ci sarà ancora tanto lavoro per il futuro che contribuirà a formare atleti sempre più padroni delle proprie storie sportive».

Ufficio Comunicazione Warriors Bologna

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