Negli Stati Uniti la chiamerebbero “march madness”, “follia marzolina”. I fatti, prima di tutto: i Doves Bologna, alla prima in casa sullo storico campo della Lunetta Gamberini, giocano contro i Bucaneers di Comacchio un primo quarto da urlo, bloccano ogni tentativo avversario in difesa e stressano la retroguardia ferrarese sul fronte offensivo.
Poi la luce si spegne, e l’efficacia compatta dei Doves così come era improvvisamente venuta, altrettanto improvvisamente scompare. Si ripresenta verso la fine del match, a buoi ormai fuori dal recito.
Il risultato lascia l’amaro in bocca, perché la prestazione della prima frazione di gioco era stata davvero di alto livello. Non è un dramma, però, perché comunque la base da cui si parte è sempre quella di una squadra inesperta la cui maggior parte dei membri era alla seconda partita “in carriera”.
Logico dunque che ognuno dei debuttanti abbia bisogno di tempo prima per capire le dinamiche del football, prima ancora che i meccanismi di squadra. La dedizione alla causa, l’abnegazione mostrata in ogni yard alla fine sono bicchiere mezzo pieno. Solo mezzo, è vero, però comunque un passo avanti rispetto a un team che a gennaio, detta fuori dai denti, non esisteva.
La chiosa di coach Dalmonte è la sintesi perfetta: “Ricordate che prima di imparare a vincere bisogna imparare a perdere”, ed è impossibile dargli torto. Dagli errori si impara, imparando si migliora, e i margini di crescita di questa squadra sono potenzialmente enormi.
Forza Doves, dunque, sempre tenendo presente che nulla viene per caso e che alla fine il duro lavoro paga sempre.
Ufficio Stampa Doves Bologna
Penso che il problema principale è che in squadra ci sono pochissimi giocatori che inivitabilmente si stancano a giocare in doppio ruolo con conseguenti demoralizzazioni,…. Non ho idea del perchè abbiano tutti abbandonato la barca Doves per i più organizzati Braves se non appunto perchè questi ultimi sono più competitivi. Da tifoso dispiace ma alla luce dei fatti non so che senso ha avuto iscrivere la squadra.
Spero di sbagliarmi.