di Pasquale “Pas” De Filippo
Il coach assistant, aiutando a far camminare l’atleta appena rientrato in sideline dopo un impatto, giungendo verso il fisioterapista esclamava:
“presto fisio, ha preso una botta; che dici, gli metti un po’ di tape?”
Sì, perché dovete sapere che ci sono persone che credono che il tape abbia proprietà curative ed il fisioterapista possegga il dono della guarigione per contatto.
Il tape è un ingrediente storico del football quasi caratteristico: sovente in altri sport si assiste a micro fasciature su dita o polsi ma sul gridiron la questione si fa seria; a chi non è abituato fa specie vedere, prima delle partite, queste ampie fasciature realizzate con cura ed attenzione quasi certosine, sapienti movimenti col rotolino che disegnano percorsi che paiono improvvisati e in realtà mirati a costruire staffe ed ancoraggi per preservare da distorsioni o dislocazioni; una dedizione, quella dei Fisioterapisti nell’ambito della nastratura, paragonabile alle amorevoli cure di un padre con suoi figliuoli.
Il lavoro del tape non viene realizzato esclusivamente dal Fisio, sempre più spesso vengono istruiti membri dello staff alla magica arte della fasciatura che imparano solo meccanicamente, in costante supervisione dello specialista; questo anche perché i numeri sono elevati: quasi tutti gli atleti chiedono di essere “teppati” (anche chi non ne necessita) ma come rinunciarvi? Fa troppo macho mostrare la pseudo ferita di guerra, esposta agli amici con epici racconti di ricezioni o placcaggi rovinati da un brutto e fantomatico impatto, durante fondamentali momenti di gioco.
Il Fisio di per sè impara a discernere i casi reali da quelli di supporto psicologico, sviluppando così un pragmatismo ironico formidabile: ricordo un fisioterapista, Luca, che nell’allenamento post partita, interrogato da un atleta, lo gelava così:
«Luca, se giro la caviglia così fa male» alchè Luca: «se la metti dritta?» e il giovane provando come appena sollecitato a fare: «no! Così no!» … dopo una pausa di riflessione, Luca: «bene, allora non girarla … guarito!» (sguardo serioso ed attento).
Ora, mettendo da parte l’ironia, questi uomini e donne sono veri professionisti che si dedicano agli atleti (spesso anche gratuitamente) con cura vera, attenzione e freddezza quasi stoica, quando le situazioni estreme lo richiedono.
Sono presenti a tutte le partite e solitamente vengono con periodicità anche durante gli allenamenti: prestando il consiglio, chiedendo aggiornamenti o semplicemente per scambiare le canoniche due chiacchiere.
Oltre che agire, insegnano: spiegano alle mamme come intervenire in seguito a botte o stiramenti; indottrinano gli atleti ad una alimentazione più corretta; disegnano nell’aria immagini che rappresentano l’apparato scheletrico per far comprendere la situazione dello specifico caso da affrontare.
La dote principale è la Pazienza: raramente sbottano davanti a puerili e lagnose lamentele o per dolori inesistenti, hanno sempre una parola giusta per chi chiede loro una soluzione; non drammatizzano e non vanno nel panico perché fanno in modo da tenere in mano la situazione anche con la semplice battuta pur quando la condizione par essere grave … ma attenzione: quando non sorridono, c’è da preoccuparsi davvero.
Concludendo mi preme rivolgere un appello a tutti gli atleti: lavatevi prima di andare alle partite, perché sarà pur vero che i fisio non si rifiuteranno mai di tepparvi caviglie e spalle (lavorando anche sotto l’ascella) ma perché poi sottoporli a tutto questo calvario?!
PAS
Nella foto di Chiara De Falco, Laura Genoni – Fisioterapista