di Pasquale “Pas” De Filippo
«Il vostro sport non emergerà mai: è troppo complicato, è statico, non si capisce cosa succede e ha troppi divieti»
Questa la profezia che mi fece un calciofilo convinto dopo una spiegazione del football ai genitori. Continuò: «… e poi a calcio bastano quattro zainetti per far le porte e si gioca» …
«fortunatamente a football no!» risposi io.
Una delle caratteristiche che rendono il football bello da giocare in improvvisata è proprio quella che vede tutti i presenti utili a dar vita alla partitella, sia per giocare che per assistere.
“mi fai le sette?”, “controlli la Los?”, “tu faresti il video?”, “dai, tu tieni i down?”, “chi fa il ref?”, “qualcuno controllerebbe le linee del fuori?”; tutte queste domande vengono rivolte a coloro che non se la sentono di partecipare attivamente ma che essendo in compagnia, si lasciano coinvolgere nella quantità di ambiti necessari a rendere il gioco più completo.
Nei miei ricordi delle superiori sono presenti i momenti di pausa tra le mattine ed i pomeriggi nei quali, raccogliendo i vari incarti d’alluminio dei panini dei compagni, ammassandoli insieme, si generava una mini-mini palla da football e nel corridoio dell’ITIS si dava vita ad un match di Arena Football che coinvolgeva i “Ciccioni” come linemen, i velocisti come Running-Back ed i portieri come Wide-Receiver; completavano lo pseudo roster, i Quarteback, interpretati da quei pochi che il football un po’ lo conoscevano. Tutto il resto degli amici presenti si occupavano di posizionare la palla, tenere i down ed osservare le irregolarità. Si giocava ad oltranza fino a che il bidello non giungeva sbraitando.
Il football in improvvisata può esser giocato in moltissimi modi e la fantasia dei coach genera sempre nuove specialità.
Diciamo che se il contatto fa paura, in un parchetto, si può certamente giocare a Flag: posizionati oggetti per delimitare le end- zone, con dei fazzoletti di carta infilati nel pantalone, si improvvisano le flag quindi pronti a giocare. Senza Fazzoletti, ci si cimenta semplicemente in una partita di Touch Football. L’assenza di contatto fisico permette a tutti di giocare: il nonno ancora atletico contro il nipotino scheggia in età di scuola elementare nonché le cuginette contro gli smargiassi maschietti.
Il football per molti però è contatto e l’assenza di casco e paraspalle non deve intimorire: Negli anni ottanta, i primi esperimenti di Flag in Italia, prevedevano partite in cui si giocava 7 contro 7 ed i sei della linea (tre di attacco e tre di difesa) avevano contatto. Si può dunque bloccare o liberarsi dai blocchi (in stile basket) e se il suolo lo permette anche abbozzare dei placcaggi in stile Rugby.
Ma il football è bello da praticare anche in spiaggia ed è noto che da diversi anni, sia sulla costiera adriatica che tirrenica, vengono ogni estate organizzati tornei di Beach Flag che sempre più partecipanti vedono iscriversi di edizione in edizione. Ci sono poi esperimenti che conquistano sempre più simpatizzanti: si parla per esempio di Gun’n’Run e Mini Arena Football.
Il primo si sviluppa in un campo da 30×15 passi, più end-zone infinite; tempo di gioco, 15 minuti a correre e 3 contro 3 (un centro, un running-back/ricevitore ed un Qb contro tre difensori che partono sempre a sette passi dalla LOS). Si può praticare in versione Flag o Tackle ed è estremamente rapido e divertente.
Il secondo è una normale partita di flag ma senza un fuori che interrompe il gioco in quanto praticandosi in gabbia (rete) la palla muore solo per de-flag o contatto col suolo.
L’ambiente naturale di queste esperienze è principalmente la spiaggia o il campo in sintetico di gomma.
«Certo ma poi bisogna creare gli schemi, come si fa ad improvvisare?»,
negli anni ottanta, a San Diego, nella High School di Fallbrook i coach Tom Pack e Jack Neumeier insegnarono al mondo che semplicemente dividendo il campo in un immaginario reticolato, si può giocare, senza playbook, un campionato, figuriamoci una partitella al parco o sulla spiaggia.
Forse è vero che il football dovrebbe darsi una rinnovata per esser più fruibile ma nell’attesa che l’evoluzione si compia, divertiamoci ad improvvisare queste novità ed alternative in quanto il Football ed i suoi derivati fanno bene e non portano intolleranze.
PAS
Nella foto di Giulia Congia: Aldo Palmas e Andrea Meloni (Crusaders Cagliari)