La megalomania

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di Pasquale “Pas” De Filippo

Si narra che negli anni venti, il progettista della prima autostrada del mondo (la A8 Milano-Laghi), l’Ing. Piero Puricelli, nel disegnarla, la concepì a cinque corsie per senso di marcia se pur con una presenza di sessantamila auto su tutto il territorio nazionale; fu subito redarguito e gli si impose di riproporre il progetto con due corsie totali, fu tacciato di essere un megalomane. Provate a chiedere cosa ne pensano, oggi, i pendolari del varesotto, alle otto di mattina, durante la settimana.

Purtroppo la nostra cultura italica, o meglio ferventemente cattolica, ha marchiato, anche semanticamente, la visione di molti concetti, dandone spesso connotati negativi; ci sono parole che si cercano dunque di evitare perché portano a pensare ad accezione negativa: termini quali “profitto”, “vittoria” oppure “megalomania”

Francamente, può esistere uno sportivo che non sia affetto da almeno un pizzico di megalomania? Se lo scopo è superare il proprio limite, può non avere una visione in grande di sé o del suo contesto?

Non c’è niente di male!

Volendo fare un’analisi potremmo ragionare in questi termini: la megalomania: è quella condizione che ti fa sentire in grado di fare cose grandi; la superbia: è la convinzione che tutto ciò che tu fai sia più grande di quanto fanno gli altri. La megalomania sta alla superbia come l’emulazione sta all’invidia: atteggiamenti similari ma con finalità opposte.

Quando ci si lamenta delle cose che non funzionano, si cade nel consueto pensiero che per ottenere c’è bisogno solo di soldi. Tuttavia senza progetti lungimiranti e “ingrande”, pur avendo il denaro, si otterrebbe soltanto uno sperpero di risorse.

Osserviamo un esempio extra-football: Nespresso.

L’idea di fondo era di poter dare ad una persona la possibilità di bere il proprio caffè preferito in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi contesto commerciale, in una condizione che ti riconosca in una sorta di club. Ambizioso! Ci hanno messo più di dieci anni ed oggi ci sono negozi Nespresso sparsi su tutto il pianeta dove puoi trovare esattamente il tuo caffè. Per ottenere il risultato sono serviti enormi investimenti ma mirati a rendersi prima popolari e poi in grado di garantire quanto promesso; ora stanno rientrando dell’investimento.

Avere una visione in grande è utile e motivante; osservate nel nostro piccolo, il progresso che ha avuto il football in Italia: siam partiti da ragazzi che usavano come paraspalle il fustino del “dash” e grazie alla loro visione e a chi è giunto dopo con la medesima convinzione, eccoci oggi alle partite visibili da casa ed eventi che hanno ricevuto personalità come Joe Montana. Chi l’avrebbe mai immaginato?!

Questa è la chiave, questo il futuro della nostra disciplina. Impariamo a guardare in grande, non facciamoci sopraffare dall’imbarazzo di aver voluto osare fallendo, perché..

..il fallimento è il più grande educatore e l’ostacolo, il miglior progettista di percorsi.

Ricordo che stilando uno statuto, consigliai di inserire una norma comportamentale per quanto riguardava il rilascio di interviste TV, i presenti sorrisero reputando forse un po’ troppo supponente quella posizione essendo agli esordi, pochi mesi dopo la squadra fu invitata da un’emittente locale.

Il nostro football ha ancora molte aspirazioni e queste possono essere raggiunte proiettandosi in una dimensione più vasta, magari credendo davvero che il football possa diventare sport per tutti e giocato ovunque in Italia.

Parlando di megalomania penso spesso a quel ragazzo americano che si concentrava a palleggiare nelle pozzanghere: deriso per questa sua ostinazione, lui rispondeva:

«se riesco a palleggiare la palla nel fango, pensa cosa riuscirò a fare sul parquet».

Il giovanotto era Pete “Pistol” Maravich, il miglior cestista universitario di tutti i tempi ed il ventottesimo miglior cestita NBA della storia. Quanto ambiziosa fu la sua visione la si può comprendere conoscendo la sua sorte: muore d’infarto in una partitella tra amici a quarant’anni e dall’autopsia si scopre che quel giovane che tanti record ha ancora oggi imbattuti, era portatore di una menomazione fisica mai diagnosticata: non aveva l’arteria coronarica sinistra.

Megalomanicamente PAS.

Foto di: Chiara Casiraghi
Nella foto: Federico Bistoletti (DE G-Team Gallarate)

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