Oh, mercy!

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“Le uniche persone che conoscono la pietà sono quelle che ne hanno bisogno”.
Charles Bukowski.
Il football americano é uno sport in cui il rispetto dell’avversario é sacrosanto. Alla fine di ogni partita si celebra sempre prima lo sconfitto del vincitore. Forse solo il tennis vanta situazioni simili.
L’onore nel football é prevalentemente dato dallo scendere in campo e dare tutto quello che si ha. Vincere o perdere, per quanto importanti, sono situazioni marginali al gioco e al rispetto che si guadagna scendendo in campo con onore.
Per scendere in campo per quei 40 (i più bravi 48) minuti effettivi di partita, centinaia di appassionati fanno ogni settimana grandi sacrifici, verso loro stessi e verso la loro famiglia a cui spesso sottraggono tempo per indossare casco e paraspalle. La maggior parte di loro sa che andrà in campo e perderà. Ma non gli importa. Una buona parte di loro sa che non entrerà in campo. Ma per ora non importa. Un’altra parte di loro spera solo di poter entrare in campo, magari nel “garbage time“, magari anche solo nella “victory formation“, quanto basta per poter dire “io c’ero!”, per potersi sentire parte del gruppo (che poi è quello che vogliamo tutti).
La lunghezza delle partite é ovviamente un fattore determinante del discorso. Nel corso degli anni é cambiata spesso, 12 minuti, 15, 10… nel triste periodo del football a 8 i quarti di gioco sono stati anche di 8 minuti. Un coach americano a Cagliari, che non s’era nemmeno posto il problema che i tempi non durassero 15 minuti, dopo un primo tempo letteralmente volato via si lasciò andare a un “We have been training for 3 months to play 8 f…ing minutes per quarter???“. Non mi sento di dargli torto, e credo molti di voi la pensino come me. Seriamente, quanti di voi che bazzicano le sideline ogni weekend non hanno mai detto almeno una volta “Ma è già finito il primo quarto???”. Quanti di voi non hanno visto negli occhi dell’ultima delle riserve quella luce di speranza quando il suo coach lo chiama per dirgli che “al prossimo drive entri” solo per poi vedere quella luce spegnersi perché la partita finisce? Quanti possibili talenti non riescono ad avere la loro occasione di entrare in campo perché non ce n’è il tempo?
Perché dunque i quarti durano così poco? Chi lo vuole?
Una delle motivazioni tirate in ballo per “accorciare” i quarti di giochi era la durata delle partite. Proviamo a guardare un po: in IFL si gioca 12 minuti per quarto, nella week 1 Rhinos vs Giaguari è finita 21-6 con 4 TD totali e 16 penalità (gli eventi che interrompono il cronometro piu a lungo) per una durata complessiva (dal kickoff al triplice fischio, intervalli inclusi) di 2 ore e 31Warriors vs Aquile, 28-23 con 7 TD e 27 penalità: 3 ore. Seamen vs Panthers, 13-38, 7 TD e 1 FG con 15 penalità: 2 ore e 50Marines vs Briganti, 50-7 con 9 TD e 21 penalità: 3 ore e 15. In II Divisione, dove si gioca 10 minuti per quarto, per passare le 2 ore si deve veramente segnare tanto. Nell’ultimo weekend ho assistito a una partita da 10 TD ( e 11 flag) arrivata a 2 ore e mezzaCIF9 si resta sempre dentro le 2 ore e 30.
Le trovate davvero cosi lunghe? Vi siete davvero annoiati cosi tanto, sugli spalti o in sideline?
Beh, qualcuno a quanto pare si. Tant’è vero che – come tutti ben sapete – han pensato bene di introdurre la famigerata Regola Della Pietà, la Mercy Rule. Non vi da fastidio già solo il nome? “Pietà”… Chi la vuole? Per quei pochi che non lo sanno, la Regola Della Pietà prevede che, dal terzo quarto, quando il divario tra le due squadre raggiunge i 35 punti il cronometro si ferma solo in caso di altre segnature o infortuni. In pratica si gioca col tempo che corre sempre, come nel calcio, e già questo paragone dovrebbe non piacerci.
Come abbiamo detto sui campi da football il rispetto dell’avversario è molto importante, ma spesso durante le partite sorge il dilemma di “come” rispettare l’avversario. La nostra mentalità (forse troppo influenzata dal cristianesimo? O forse troppo da DeCoubertin?) ci porterebbe a non infierire su un avversario quasi al tappeto. Se non è necessario, perché segnare quell’ultimo TD con 2 secondi da giocare? Per molti coach americani invece, il rispetto lo si da continuando a giocare al 100% per tutta la partita, perché limitarsi significa non considerare l’avversario degno del nostro massimo sforzo. Questo dibattito si riaccende ogni stagione e personalmente ritengo entrambe le parti abbiano le loro ragioni e dovrebbe stare ai singoli coach decidere quale strada percorrere. Di sicuro non dovrebbe essere una cosa decisa da qualche commissione col solo scopo di far arrivare qualcuno a casa un po’ prima…
Come abbiamo scritto in un altro articolo, ci sono squadre lungimiranti a cui importa principalmente far fare esperienza ai ragazzi. Perdere 60-0 non li tocca, vedere un 17enne fare la sua prima corsa o il suo primo placcaggio si che li tocca. Una partita di football che dura poco piu di 1 ora e mezza con la squadra vincente che fa appena 30 azioni è una totale mancanza di rispetto per il lavoro di tutti quei ragazzi. Altro che Pietà. L’esperienza in campo è l’unica cosa per cui tutti ci alleniamo. Toglierci quei minuti è un insulto al nostro sudore e ai nostri sacrifici. Le squadre devono essere libere di continuare a giocare per tutta la durata della partita e questa Regola Della Pietà dovrebbe essere applicata solo su richiesta della squadra in svantaggio.
Tenetevi la vostra pietà e ridateci i nostri minuti di football.
Giorgio Sivocci

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