Diceva John Wooden, storico coach di basket a UCLA, che vince chi ha dato tutto, perde chi non lo ha fatto e il tabellone poi è un’altra cosa. Stando a questo assunto, i Doves di domenica pomeriggio sono usciti dal campo dei Broncos Titans tutt’altro che sconfitti.
Il 20-0 del primo tempo sarebbe, in linea teorica, un risultato che non ammetterebbe repliche. Invece finisce per essere solo la traduzione in punteggio di quello che il campo ha detto nei primi due quarti: una squadra scafata e aggressiva contro una composta da ragazzi che per la maggior parte erano alla prima partita non solo di campionato, ma anche della loro vita.
Va da sé che all’esordio ci siano stati errori ingenui, figli dell’inesperienza. Eppure già nel secondo tempo la squadra è cresciuta, ha retto meglio l’impatto contro i padroni di casa, ha segnato in un’azione in cui Pisani più che una colomba sembrava un rondone, tanta era la velocità con cui ha bruciato ogni avversario.
Ecco, il 6-6 con cui si è chiusa la ripresa è la prima pietra dei nuovi Doves. Quelli che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, e stretto i denti davanti a Titans che li sopravanzavano in numero di effettivi, oltre che di minuti passati sul campo. Ciò ha significato che ognuno dei biancorossi a roster ha toccato il campo, e che tutti sono stati coinvolti.
I nuovi Doves ripartono da queste premesse, e con queste certezze. Ancora è presto per definire che tipo di campionato faranno, quel che è certo è che si troveranno di fronte compagini più smaliziate. Nessuno, né la società né la squadra, ha tuttavia la benché minima intenzione di fare il vaso di vetro tra i vasi di coccio.
Forza Doves, allora, con la convinzione che si sta seminando ora per raccogliere nel futuro prossimo. I risultati, ad oggi, paiono incoraggianti.
Ufficio Stampa Doves Bologna
Foto Andrea Saviotti